Le suggestioni di un borgo eccentrico

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Bosa è il prezioso gioiello della Sardegna che affascina i visitatori con il suo ricco patrimonio storico,
i meravigliosi scorci di straordinaria bellezza naturale, una costa ricca di calette dalle acque limpide e cristalline,
e le architetture caratteristiche, esalatate dai colori vivaci. Ma non è solo questo.

Come uno scrigno, racchiude in sé un'infinità di tesori da scoprire:
la cultura autentica ricca di tradizioni identitarie, l'artigianato esclusivo ed una cucina raffinata
fatta di prodotti eccezionali come l'aragosta e la rinomata Malvasia.

Il ricco patrimonio culturale della città di Bosa

Il Filet di Bosa

La Sardegna è legata per lunga tradizione alle arti del ricamo, del merletto e della tessitura, ma il re dell'artigianato al femminile è rappresentato dal famoso Filet di Bosa. Tecnica di ricamo le cui origini sono profondamente legate al mondo maschile della pesca, il filet di Bosa è una delle lavorazioni tessili più antiche e pregiate dell'isola, la cui tradizione è stata conservata e tramandata di generazione in generazione grazie alle donne bosane più anziane che l'hanno trasferita alle più giovani. Non vi è infatti a Bosa donna che sin dalla fanciullezza non abbia appreso tale tecnica di ricamo, eseguita con l'ago su un fondo costituito da una rete a maglie larghe e quadrate (randa), legate tra loro con piccoli nodi.

Oltre alla laboriosa tecnica a telaio, ciò che rende unico tale ricamo sono i temi dei suoi disegni estremamente raffinati, in sardo "sas mustras", che richiamano modelli figurativi che si ritrovano anche negli arazzi, nei tappeti e in alcune decorazioni lignee. Motivi geometrici: come rombi, spirali, onde; motivi d'ispirazione vegetale: come tralci di vite, grappoli d'uva, alberi, boccioli e melograni; d'ispirazione animale: come colombi e pavoncelle, cervi e cavalli; araldici: come stemmi, corone e castelli, ma anche motivi d'ispirazione religiosa come calici e ostensori, provenienti soprattutto dalla simbologia religiosa dei monaci bizantini.

Il filato tradizionale per questo tipo di lavoro è il lino naturale, un tempo largamente coltivato in Sardegna, ma oggi spesso sostituito dal cotone bianco. Anticamente usato quasi esclusivamente per i "cortinazos del zabaglione o lettu a crispiris" (drappeggio per il letto a baldacchino), ancora oggi, passeggiando tra le strette viuzze della città è possibile osservare donne, che sedute su semplici sedie impagliate sulla soglia di casa, offrono lo spettacolo di quest'antica arte a visitatori, turisti e appassionati.

La Filigrana

Bosa vanta una tradizione orafa molto antica e di grande pregio le cui origini potrebbero essere imputabili a quegli stessi Fenici che la fondarono. Questa tecnica è basata sulla preparazione di un filo, più o meno lungo, grosso e regolare, anticamente fatto a mano, applicando con infinita pazienza e precisione i granelli di oro o argento fuso nella posizione desiderata. La fusione si ottiene scaldando col cannello piccoli segmenti di filo; il metallo raffreddandosi si rapprende in piccole regolari sferette anche di appena un millimetro di diametro. Quanto agli oggetti ricordiamo gli anelli, soprattutto d’oro, i bottoni del costume popolare festivo, gli orecchini a cerchio, le spille e i pendenti di determinate collane, i fantasiosi medaglioni e crocefissi dei rosari ed anche scatoline e reliquiari.

L’amore per quest’arte è stato sapientemente arricchito in epoca catalana tanto da rendere gli artigiani di Bosa maestri abilissimi nella lavorazione della filigrana d’oro e del corallo, l’oro rosso, considerato dagli esperti tra i migliori del mondo per la compattezza e per la varietà delle gradazioni cromatiche, un tempo pescato copiosamente al largo delle coste bosane. Tutt’oggi operano a Bosa bravissimi artigiani capaci di creare gioielli di rara perfezione, rielaborando la tradizione in linee più moderne ed originali.

LA STORIA DI BOSA

Bosa è uno di quei luoghi dove la parola d’ordine è perdersi senza meta,
lasciandosi guidare dall’istinto, ammaliati tra uno scorcio e l’altro.


L'anno solare, a Bosa, è disseminato di feste legate al culto dei santi, così come ai cicli della terra e del mare.
Dall'inverno fino all'estate sono innumerevoli le occasioni per far festa.

Si inizia nei primi dell'anno con il fuoco di Sant'Antonio Abate che apre il Carnevale di Bosa:
uno degli eventi più caratteristici e folkloristici della Sardegna, darà spettacolo nel mese di Febbraio
con un carosello di maschere tradizionali ed estemporanee.

In primavera i riti della Settimana Santa iniziano nella Domenica delle Palme e si concludono con "S'Iscravamentu":
la deposizione di Cristo dalla croce. Poi le feste di San Pietro & Paolo e quella dei patroni SS Emilio e Priamo
ci portano alla processione delle barche sul Temo per Santa Maria del Mare, nella 1° Domenica di Agosto.
Nel 2° fine settimana di Settembre la festa dedicata a Nostra Signora di Regnos Altos popola i vicoli del centro storico,
sotto il castello, con altarini, tavolate di fave e gli altri prodotti della gastronomia locale.

Gennaio

Sant'Antonio Abate


La festa inizia con la messa celebrata nella Chiesa omonima, adiacente al Ponte Vecchio, e durante la celebrazione viene consegnato il pane benedetto. L’evento comincia verso sera quando, nel piazzale lungo il fiume,
viene acceso un gigantesco falò benedetto dal cappellano che resterà acceso per tutto il periodo di festa.

Il rito prevede che le persone danzino attorno al fuoco compiendo, secondo l’antica tradizione,
tre giri a destra e tre a sinistra, per scongiurare il mal di pancia.

Durante i giorni dei festeggiamenti si esibiscono gruppi folkloristici e vengono allestite delle bancarelle
nelle quali si vendono i prodotti tipici.
È proprio la festa di Sant’Antonio Abate a segnare la data di inizio del carnevale.

Febbraio

Carrasegare 'Osincu (il Carnevale di Bosa)


A Bosa è possibile vivere il carnevale da protagonisti e non solo come semplici spettatori.
Tutta la comunità è coinvolta nella mascherata e nell’atmosfera satirica e licenziosa della festa,
che non risparmia situazioni personali e fatti pubblici accaduti durante l’anno.

Nella sera del sabato che precede il martedì grasso conclusivo, viene organizzata lungo via del Carmine
(la via della Cantina Masia), ai piedi del quartiere medioevale di Sa Costa,
il “Sabato delle Cantine”, che prevede l'offerta a tutti i presenti di vino e piatti tipici locali.
La domenica mattina proseguono le degustazioni di dolci e frittelle, accompagnate da maschere e musica.

Nei giorni del carnevale si cantano per le strade canzoni composte appositamente per l'occasione,
con cui si dileggiano coloro che nel corso dell’anno si sono “macchiati” di azioni particolarmente clamorose
ed il più delle volte sono gli amministratori comunali ad essere oggetto delle frecciate in versi.

Il “martedì grasso” rappresenta il culmine dei festeggiamenti.
Si comincia a festeggiare di mattina con il lamento funebre di S’Attittidu.
In "Total Black" le maschere indossano il costume tradizionale per il lutto: gonna lunga, corsetto e ampio scialle nero
e porta in braccio una bambola o qualcosa di simile che spesso ha un riferimento alla simbologia sessuale.
Le maschere, con voce in falsetto, chiedono “unu Tikkirigheddu 'e latte” — un goccio di latte — S’Attittidu appunto,
per ristorare il bambino che è stato abbandonato dalla madre dedita ai bagordi del Carnevale.
Tale richiesta permette di allacciare rapporti metaforici ambivalenti con allusioni sessuali.

La notte del martedì, per concludere la festa, tutti indossano la maschera tradizionale bianca
(solitamente un lenzuolo per mantello e una federa per cappuccio), per cercare il Giolzi Moro.
La ricerca di Re Giorgio (re del carnevale) simboleggia la caccia al Carnevale che fugge e si nasconde nel sesso.
Le maschere vestite di bianco cercano Giolzi, illuminando con un lampioncino la parte puberale
delle persone che incontrano gridando: “Giolzi! Giolzi! Ciappadu! Ciappadu!” (l’ho preso).
La festa si conclude con gli enormi pupazzi che bruciano nelle vie e nelle piazze del centro cittadino,
segnando così la fine del carnevale.

L'originalissimo Carnevale di Bosa

Agosto

Santa Maria del Mare


La festa della Madonna del Mare, tradizionalmente celebrata la prima domenica di Agosto,
è molto suggestiva e coinvolgente, oltre ad essere la più sentita dalla comunità dei pescatori bosani,
protagonisti dei festeggiamenti, e degli agricoltori della zona, a cui la festa era originariamente dedicata.

I festeggiamenti si sviluppano in due momenti differenti: la mattina, il simulacro della vergine
viene portato in processione a bordo di un'imbarcazione da pesca, dalla chiesa di Santa Maria del Mare
situata nella zona del porticciolo di Bosa Marina, fino alla Cattedrale dell'Immacolata nel centro storico della città
dove viene celebrata una prima messa. Nel tardo pomeriggio, invece, ha luogo il momento più toccante
e "spettacolare" della festa quando il fiume Temo si riempie di imbarcazioni adornate a festa
e le sue rive assistono alla gioiosa invasione di fedeli e curiosi che salutano il passaggio della Madonna
che fa ritorno alla chiesetta della zona marittima.

È in questa cornice che sfila la chiassosa processione di barche che accompagnano la Vergine verso il mare
fino all’uscio della chiesa in cui la statua ha sede tutto l’anno.
Qui la festa si conclude con la messa solenne officiata dal vescovo di Bosa in attesa dei fuochi d’artificio
esplosi a mezzanotte ad illuminare la torre aragonese e il golfo di Bosa Marina.

Settembre

Regnos Altos (la festa del Castello)


La celebrazione di Nostra Signora di Regnos Altos ricorre il Sabato e la Domenica
della seconda settimana di Settembre. È questo sicuramente uno degli eventi più attesi dai bosani,
non solo per l’aspetto religioso, ma anche per quello prettamente festaiolo e popolare.

Il pomeriggio del Sabato si tengono i primi festeggiamenti con la caratteristica processione dal Castello dei Malaspina alla Cattedrale accompagnata dai figuranti in abito medievale e della tradizione bosana ottocentesca,
con la benedizione dei suggestivi altarini del vecchio rione di Sa Costa e la banda musicale che accompagna il corteo.
Il pomeriggio della Domenica, invece, si svolge una seconda processione in senso inverso, dalla Cattedrale al Castello.

Alcuni giorni prima di Regnos Altos, il colle e le vie del centro storico vengono addobbate dagli uomini con frasche,
canne e bandierine. Il Sabato pomeriggio nei vicoli, negli spiazzi e nelle grotte naturali del rione Sa Costa,
le donne, in segno di devozione, allestiscono gli “altarittos”: piccoli altari ornati di fiori e dei migliori pizzi di filet
su i quali collocano pregiate statue della Madonna.

La veglia e le preghiere sono accompagnate dalla festosità delle tavolate e delle rivendite all'aperto di vino,
Malvasia e semplici prodotti gastronomici (“fae a landinu”, “azzada”, lumache) cucinati per l'occasione.

MALVASIA

e le sue origini